La GEO non sostituisce la SEO. La mangia.

La gente non cerca più. Chiede. E si fida della prima risposta decente.

Come stanno cambiando le abitudini di acquisto online, e cosa dobbiamo fare per sopravvivere.

Oggi se apri Google e scrivi: "scarpe da running". Cosa ottieni? Una lista di prodotti, e pagine indicizzate con titoli tipo "Scarpe Running: i migliori marchi scelti da...". La normale e tradizionale lista di link da esplorare, guardare, capire.

Ma se scrivi "come scegliere scarpe running"?
Il risultato cambia.

In alto (a volte) vedi le immagini degli annunci sponsorizzati. Google deve pur vivere, no?
Sotto il riassunto AI, che ci risparmia la fatica di esplorare, guardare, capire. E noi l'AI la percepiamo come neutra, non influenzata dalle sponsorizzazioni, disinteressata. Che gentile, ci risparmia un sacco di fatica.
A fianco le preview di 3 articoli (e quindi di siti) che trattano l'argomento. 

Oppure manco ci provi su Google. Hai già il tuo assistente AI aperto, o la tua finestra chatGPT, e chiedi a lei/lui di risponderti. Prompt: "Sono 188cm, peso 89kg, e voglio correre almeno 5km al giorno per i prossimi 3 mesi. Mi puoi suggerire i modelli di scarpe da running più adatte e i link dei siti dove acquistarle?".

Fine delle esplorazioni, dei confronti, del tempo perso a leggere. 4 modelli perfettamente calzanti alle tue esigenze, link ai siti e anche il confronto tra i prezzi online.

Benvenuto nel gioco nuovo: GEO. Generative Search Optimization. Altro che SEO.

Con la SEO volevi il primo posto. Con la GEO vuoi essere menzionato. Citato. Consigliato. L’AI non rimanda più agli utenti la scelta (faticosa), risponde direttamente. E se non sei dentro, sei fuori per sempre.

L’AI è diventata il commesso. Il selezionatore. Il filtro. Non devi convincere il cliente. Devi convincere la macchina.

E non è una moda. È il nuovo comportamento d’acquisto, quello che seguiremo tutti entro... poco.

(Per convincersi che la strada è questa, guarda cosa dice Altman a proposito dell'advertising in ChatGPT)

La gente non cerca più. Chiede. E si fida della prima risposta decente.

Tendenze e come reagire.

Il nostro cervello lavora in ottica di risparmio energetico. Quindi, tre tendenze:

  • Basta confronti. Se l'AI dice che va bene, va bene.
  • Trasferimento di fiducia. L'AI è percepita neutra. Anche quando non lo è.
  • Flusso ininterrotto. Se non il tuo prodotto non è nella prima risposta, non ci sarà nemmeno nelle successive.

Cosa possiamo reagire a queste tendenze se vogliamo continuare a vendere online? Come si entra nel radar dell’AI?

Usa schema markup ovunque. Prezzi, disponibilità, recensioni, specifiche. Cerca di avere contenuti coerenti, niente mismatch tra sito e merchant center o social.
Ricorda: l’AI guarda tutto. Amazon. Social. Profili business. Recensioni.

Fornisci SEMPRE
descrizioni precise. Non dire "alta qualità". Di’ "Leggere ma con grande ammortizzazione Fresh Foam X, elastiche, ottime per le tue corse quotidiane su percorsi brevi".
S
crivi risposte a esigenze e domande, non slogan.
Non fare marketing (sul serio!), dai risposte a domande reali. Pensa a cosa chiederebbe un cliente. Rispondi con i dettagli.

E dal punto di vista tecnico: struttura H1, H2, H3 pulita, niente broken link, sito mobile first, veloce, veloce, veloce.

E come misuri i risultati? Non è difficile: il tuo brand viene citato nelle risposte AI, ai tuoi canali arriva meno traffico, ma le conversioni aumentano, e aumentano le ricerche dirette sul tuo nome. Perchè il tuo brand acquisisce notorietà, entra nelle chat degli assistenti AI e ci rimane.

Chi si muove ora, vince. Chi pensa ancora "devo essere primo", rimarrà a contare i click spariti.

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