Lo sapevi che...

La prima legge italiana sull’intelligenza artificiale

è del 2025


Chissà se il 10 ottobre 2025 verrà ricordato per una particolare legge che è entrata in vigore e che riguarda il mondo del web, dell’informazione, e al contempo la tecnologia. Si tratta della legge italiana sull’intelligenza artificiale e il nostro paese è il primo, in Europa, a dotarsi di un testo di legge per regolamentare questa tecnologia.

Come riporta il quotidiano Repubblica, la legge dice questo: «Chiunque cagiona un danno ingiusto ad una persona, cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza il suo consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità, è punito con la reclusione da uno a cinque anni”. E, non meno importante, questa attività illecita è «punibile a querela della persona offesa» [Fonte].

Intelligenza artificiale e fake news

Si parla quindi di contenuti web creati con intelligenza artificiale o alterati con questa tecnologia al preciso scopo di nuocere a qualcuno (per una disamina approfondita con tanto di dati, suggerisco questo articolo). Perché il bordo pericoloso su cui si muove l’intelligenza artificiale, strumento a noi di BMC piace usare per semplificarci la vita, attribuendogli operazioni e ricerche che ci fanno risparmiare tempo nelle attività quotidiane di gestione dei clienti e delle loro esigenze, è proprio questo. Travalicare la realtà dei fatti, e ingannare a scopo di lucro.

La potenzialità di alcuni strumenti oggi è tale da permettere di creare video o contenuti nettamente falsi, talmente realistici però da ingannare il pubblico. E se questa pratica ci ricorda anche il lato “solare” dell’intelligenza artificiale, quello cioè della creatività, c’è un lato ombroso che riguarda le fake news, e ancora di più il deepfake. Chi scrive è giornalista e sa che uno dei grandi danni all’informazione e alla credibilità del settore, che ha avvelenato questa professione, risiede anche nell’uso distorto della tecnologia.

Creatività tutta umana

Oltre alla volontà di procedere contro veri e propri reati, la nuova legge copre anche un altro ambito interessante per tutti i creativi, quello cioè del diritto d’autore. Nel giugno del 2025 l’Unione Europea ha approvato il regolamento 2024/1689, cioè il cosiddetto AI Act. La nuova legge italiana del 10 ottobre, L 132/2025, va nella stessa direzione, cercando di porre dei vincoli tali per cui l’uso di questa tecnologia molto potente possa essere regolamentato. Uno degli ambiti più spinosi per i creativi è il diritto d’autore. In tal senso la legge tutela le opere frutto di ingegno umano, un aggettivo che riporta il peso dalla parte dell’intelligenza “vera”, la nostra cioè, quella – appunto – umana.

Al di là di facili paure e demonizzazioni, la legge italiana sull’intelligenza artificiale ci ricorda una cosa che in BMC abbiamo molto chiara, e cioè che questa tecnologia può esserci estremamente utile, ma siamo sempre noi a governarla. Risulta quindi evidente perché una legge sia stata pensata per delimitare l’uso distorto, mirato al lucro sia personale, sia finanziario: anche in questi casi non è la macchina a prendere il sopravvento, ma l’essere umano che ne fa uso con un’idea tutta – ahinoi – umana, come quella del reato.

Se anche nel diritto sta entrando l’intelligenza artificiale, è davvero tempo di conoscerla meglio. Solo conoscendo, infatti, sarà possibile capire, gestire, e usare nel modo più proficuo per il nostro lavoro. Noi lo stiamo già facendo, lo sapevi? Scopri 25COMGO AI EDITION!



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